Canapa e Salute

Riferimenti e ricerche sull'uso farmacologico della canapa

Risale al 2700 a.C circa, (Imperatore Shen Nung) il primo riferimento all'uso farmacologico della canapa come rimedio contro malaria, reumatismi, emicrania, disordini femminili, gotta, stipsi e debolezza mentale."

Tra il 1840 e il 1900 vengono pubblicati in Europa e negli USA più di 100 articoli sugli usi medici della cannabis come potente narcotico, analgesico, sonnifero, per il trattamento delle convulsioni, la corea, l'isteria, la depressione mentale, la pazzia, la dismenorrea e la menorragia (H.C.J Wood , William Osler, J.R Reynold).

In India, nel 1884, viene pubblicata la prima grande ricerca sulla canapa, commissionata dagli inglesi.Il rapporto di 3.281 pagine, che resterà nella storia come "l'opera più classica sulla canapa", verrà in seguito insabbiato più volte e quasi estinto fino al 1969.

Nel 2000 in tutto il mondo si potevano reperire solo 6 di copie di questo rapporto. Nel 1887, il Professor Raffele Valieri, primario dell'Ospedale degli Incurabili a Napoli, oltre ad usarla sui pazienti ed a consigliarla, pubblica anche un curioso e dettagliato libretto dal titolo "Sulla canapa nostrana" e suoi preparati in sostituzione della cannabis indica, pieno di osservazioni e consigli molto validi anche oggi.

Agli inizi del XX secolo, tuttavia, una serie di circostanze storico-politiche portò ad un generale mutamento del clima intorno alla cannabis, a cominciare dagli Usa e a seguire in Europa.
Ma nonostante questo la ricerca sulle proprietà farmacologiche della canapa ed i suoi 68 cannabinoidi, è andata “clandestinamente” avanti.

L'interesse medico per la cannabis si risveglia all'inizio degli anni settanta del novecento, in seguito alla scoperta, nel 1964, del -9 tetraidrocannabinol (THC), il componente psicoattivo della cannabis...che porterà alla scoperta poi, nel 1992, di un sistema endocannabinoide e di una molecola simil cannabinoide che in seguito verrà chiamata “Anandamide”.


Nel 1971 poi, negli USA, viene pubblicato "Marihuana Reconsidered" scritto dal Dottor Lester Grinspoon. professore di psichiatria all'università di Harvard. S'incomincia a parlare pubblicamente di Cannabis terapeutica.
La bibliografia sugli usi medici della canapa indica, ora, nel 2010, è di una mole spaventosa, ma nonostante questo, i ricercatori continuano ad essere ostacolati, i medici continuano ad essere minacciati, i pazienti continuano ad essere disinformati e il compito di informare, paradossalmente, ricade esclusivamente sul consumatore stesso...questa cosa è quanto meno bizzarra.

La canapa è una pianta erbacea, in genere, annua e dioica, ossia con fiori o solo maschi, o solo femmina. Sui fiori femminili si forma una resina dove sono concentrati i principi attivi più importanti; il Delta9 Tetraidrocannabinolo (THC) (lʼunico incisivamente psicoattivo) e il Cannabinolo (CBN) e il Cannabidiolo (CBD) dotati di specifiche proprietà teraupetiche e in grado di modulare lʼazione del cannabinoide principale (THC) riducendone gli effetti collaterali e prolungandone la durata di azione.

Ecco perché i farmaci mono-componenti a base di THC sintetico, hanno effetti collaterali non riscontrati con il fitocomplesso naturale e sono meno efficaci.
I cannabinoidi conosciuti, sono circa 68 e sembrerebbero interagire tutti anche se in maniera assai diversa.

Sono stati caratterizzati finora due tipi di recettori per i cannabinoidi: i recettori CB1, prevalentemente situati nel sistema nervoso ed in alcuni tessuti periferici, scoperti nel 1990 e i recettori CB2, identificati finora solo in cellule del sistema immunitario dei mammiferi, individuati per la prima volta nel 1993. Scoprendo i ricettori, i ricercatori sono stati in grado di isolare il metabolita endogeno che si legava agli stessi recettori che usa la cannabis. E hanno scoperto lʼAnandamide! In pratica è successo che studiando il THC, i ricercatori si sono accorti che i cannabinoidi non venivano riconosciuti come estranei dal nostro organismo, avendo un recettore apposito, infatti il primo pensiero è stato: “Vuoi vedere che in tempi atavici, lʼorganismo umano sintetizzava i cannabinoidi come la pianta?” Poi, si sono accorti che il nostro organismo fa un endocannabinoide - lʼacido arachidonico (appunto lʼAnandamide) e da allora si aperto un mondo fantastico per i ricercatori. Soprattutto per il fatto che, lʼAnandamide, oltre ad essere una delle prime reazioni che lʼorganismo umano (stato neonatale) genera, è implicata in tantissimi processi biochimici importantissimi per il mantenimento di un organismo sano. LʼAnandamide da lʼimpulso al neonato a nutrirsi e pare sia implicata nella riparazione delle cellule in difficoltà o lʼeliminazione di cellule morte che potrebbero creare problemi in futuro.

Gli endocannabinoidi vengono prodotti per proteggere l'organismo da danni causati da varie situazioni patologiche, esercitando un'azione anti-ossidativa, ipotensiva, immunosoppressiva, antiinfiammatoria e, in particolare, antidolorifica. Inoltre, la distribuzione dei recettori dei cannabinoidi nel cervello suggerisce per gli endocannabinoidi, anche un ruolo fisiologico nel controllo del movimento e della percezione, nell'inibizione dei processi di apprendimento e memoria, nonchè nella regolazione di stati emotivi quali il piacere e l'aggressività.

E' possibile ipotizzare per tali molecole una funzione 'anti-stress' simile e complementare a quella esercitata dalle endorfine sia a livello centrale che periferico. Infine, studi più recenti stanno approfondendo un possibile coinvolgimento del sistema endocannabinoide nel controllo della proliferazione di cellule tumorali. In pratica gli endocannabinoidi ed i cannabinoidi avrebbero la proprietà di distruggere le cellule “difettose”. Cannabinoidi ed endocannabinoidi hanno altresì proprietà anti invecchiamento. Essendo vivi e respirando, il nostro corpo produce “radicali liberi”.


Gli (endo) cannabinoidi aiutano a limitare questa azione. I recettori degli endocannabinoidi, sono anche stati trovati nei globuli bianchi del sangue (recettori CB2). I recettori CB2 si trovano principalmente nelle cellule immunologiche, e regolano la modulazione del sistema immunitario nel modo antinfiammatorio, sia nello stimolarlo, che nel sedarlo. A volte capita che durante unʼinfiammazione, le cellule immunitarie, utili alla battaglia contro le infiammazioni stesse, per troppa foga di voler “aggiustare” il danno, vanno ammucchiandosi sulle pareti arteriose restringendole, il che è molto dannoso, ebbene gli (endo) cannabinoidi evitano la chiamata generale delle cellule immunitarie in questi termini.

In pratica si è scoperto che gli (endo) cannabinoidi hanno notevoli proprietà capaci di proteggere i vasi sanguigni dalle occlusioni. Gli (endo) cannabinoidi sono anche responsabili dello stimolo della fame.

Detto questo, risulta facile immaginare il perché numerosi pazienti riscontrano benefici in diverse patologie...dalla nausea, al dolore cronico...ma andiamo con ordine.

I campi di applicazione della cannabis come medicamento sono:
Asma, Allergie, Alzheimer, Cancro, Convulsioni, Depressione, Dolore cronico, Emicrania, Epilessia, Glaucoma, Nausea, Sclerosi multipla, SL A (Sclerosi laterale amiotrofica), Stimolante dell
ʼappetito, Sindrome di Tourette e tic in genere.

In quasi tutti i Paesi occidentali, si è arrivati allʼinserimento nel prontuario farmaceutico, di farmaci a base di cannabinoidi (sia di sintesi che naturali) realizzati in laboratorio.
Sono commercializzati il “dronabinol” registrato col nome di “Marinol” (THC sintetico in capsule), il “Bedrocan” (infiorescenze femminili naturali essiccate e purificate con i raggi gamma, contenenti, oltre il THC, anche tutti gli altri cannabinoidi e terpeni minori) entrambi approvati per il trattamento della nausea e del vomito nelle cure chemioterapiche antitumorali e nel trattamento anti anoressia nei malati di AIDS.

A questi si è aggiunta una specialità medica, derivante da una pianta di Cannabis Sativa, ma con pari concentrazione sia di THC, che di CBN; il “Sativex” specifico soprattutto per la sclerosi multipla.
Normalmente il THC e gli altri cannabinoidi sono ben tollerati dal nostro organismo, tanto che non sono conosciuti morti imputabili ad un
ʼoverdose di cannabinoidi e la sua tossicità complessiva è la più bassa fra le sostanze medicinali e non.


In teoria, la dose letale per gli umani, ammonta a circa 40.000 volte la dose ordinaria.

Il fattore che, indubbiamente, mette più a rischio la salute dei consumatori di cannabis, è paradossalmente, il proibizionismo stesso.
Non permettendo al consumatore, la produzione in proprio della sostanza, non attuando alcuna regolamentazione o controllo, il proibizionismo fa in modo che, per procacciarsi la sostanza, il consumatore debba rivolgersi al mercato nero.

Il mercato nero di qualsivoglia sostanza o prodotto, è nella quasi totalità dei casi, in mano alla criminalità (organizzata e non).
I criminali, per propria natura, non è gente che si fa assai scrupoli, o si interessi alla qualità del prodotto.

Per barare sul peso, in alcuni casi, usano limare il ferro o il vetro sulle cime di cannabis, sostanze che si condenseranno poi nei polmoni degli assuntori, oppure “imbustano” la sostanza troppo presto, cioè non le danno il tempo di essiccarsi per bene.

Questo comporta, un maggior introito per il venditore (più acqua, più peso) ma un marcimento della sostanza e lo sviluppo di agenti chimici (ammoniaca) e , a volte, funghi (aspergillus) dannosi, se non letali, per lʼorganismo umano.

Ogni essere umano (compresi genitori, politici, giudici, poliziotti e carcerieri) è ogni giorno in sballo naturale da Anandamide - tranne forse coloro a cui mancano i geni che permettono di produrre e di usare questa sostanza THC- simile.

Grazie a Mechoulam e Schuel, presto avremo cure mediche a base di anandamidi o di cannabinoidi per aiutare gli insonni, gli inappetenti, chi ha avuto un ictus o una malattia cardiaca, chi soffe di asma o di glaucoma, chi è troppo inquieto o troppo ansioso, e per molti altri e svariati problemi.

Quando quel giorno arriverà, forse sarà eretto un monumento a memoria di tutti coloro che hanno sofferto o sono morti in prigione per aver usato o venduto una innocente pianta medicinale; e di chi ha dedicato la vita ad ampliare le conoscenze umane su marijuana, cannabinoidi e anandamidi. 

Tags: canapa , salute , benessere , cura

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