cultura, società e arte

L'influenza della canapa nel mondo

Nel Medioevo l'uso medico e ricreativo della canapa giunse in Europa dal Medio Oriente attraverso la mediazione dei crociati a probabilmente in forza di quella strana forma di "alleanza virtuale" che, secondo alcuni storici, sembra aver collegato l' Ordine dei Templari con la setta iniziatica islamica degli Hashishin (o mangiatori di hashish), fondata e guidata nel XII-XIII secolo dallo sceicco fatimide Hassan ben Sabbah , il Seyduna, ricordato da Marco Polo come il “Vecchio della Montagna”.

Nella prima metà del XVI secolo il medico e libero pensatore François Rabelais nei
suoi romanzi ermetici, nascosti sotto il velo della satira, cantò per primo in Occidente le lodi della canapa indiana e dei suoi effetti, celandola sotto il nome di erba
Pantagruélion.

Le prime ricerche scientifiche e mediche sulla canapa iniziarono soltanto alla fine del Settecento, quando i medici di Napoleone la riportarono in Francia dopo la Campagna d'Egitto.
La libera diffusione della
Cannabis in Francia durante tutto il XIX° secolo influenzò profondamente l'atmosfera spirituale-romantica e l'uso di sostanze psicoattive come stimolanti della creatività individuate ed artistica, si diffuse rapidamente tra tutte le personalità più sensibili a geniali dell'epoca.

Nel 1844 a Parigi Théophile Gautier (il teorico dell' arte per l'arte), insieme ai pittori
Fernand Boissard e F.B. de Boisdenier, fondò l'esclusivo club letterario degli
Hashishins, riallacciandosi in qualche modo alla tradizione un po' magica e un po' romantica degli adepti ismailiti del Vecchio della Montagna.

All'interno di questo circolo, la crema intellettuale ed artistica francese, in gran parte costituita da massoni, celebrava una sorte di convegni rituali dove si mangiava hashish sia a scopo ricreativo che con il preciso intento di stimolare oltre il consueto le facoltà artistiche ed immaginative, alla ricerca di nuove forme d'espressione estetica.

Le esperienze individuali e di gruppo degli Hashishins coinvolsero, tra gli altri, Victor Hugo, Gérard de Nerval, Eugéne Delacroix, Alexandre Dumas, Honoré de Balzac ed il giovane Charles Baudelaire.


Canapa e letteratura

Il connubio canapa e letteratura è stato molto stretto e per molto tempo.
Nell
ʼ800 il suo uso era ritenuto normale specie fra gli intellettuali e gli artisti dellʼepoca, nessuno pensava che fosse una cosa scandalosa o amorale, al contrario, il suo uso era apprezzato poiché in grado di ampliare lo stato di sensibilità mentale.

William Shakespeare

William Shakespeare era, è e rimarrà sempre, al di là di qualsiasi supposizione, un grande genio, forse unico nel suo genere e un maestro indimenticabile.

Nonostante non sia da mettere in dubbio la sua capacità creativa, è pur vero che il dottor Frances Thackeray (capo del dipartimento di paleontologia del museo Transvaal di Pretoria) e il professor Nick van der Merwe, sostengono che la notevole produzione artistica del famoso drammaturgo inglese sia, almeno in parte, da addebitare alla pratica del fumo di cannabis. Le prove a suffragio di tali ipotesi sono: il sonetto numero 76, in cui Shakespeare ne parla come dellʼ “Invenzione di una nota erba” e le tracce di canapa ritrovate nella sua pipa nella sua ultima residenza nota.

Moureau de Tours

Lo psichiatra Moureau de Tours provò per la prima volta lʼhashish nel 1837, mentre si trovava in Oriente per le sue ricerche.
L
ʼobiettivo dello studioso era assai ambizioso, egli cercava di vivere per qualche momento lʼesperienza alienante della pazzia senza però perdere in maniera irreversibile il contatto con la realtà.

Nel 1840 pubblicò un libro: “Sullʼhashish e la pazzia” in cui sono descritti in maniera dettagliata, precisa e scientifica, gli effetti del fumo di canapa.
L
ʼidea di fondo del suo lavoro era quella di riuscire a curare la pazzia attraverso una sostanza in grado di produrre sintomi tanto simili e tale ragionamento sta oggi alla base dellʼomeopatia moderna.

La logica è la medesima, se la resina della canapa era in grado di dissociare un uomo di scienza, colto, istruito, intelligente, dalla realtà, allora doveva per forza essere anche in grado di funzionare come vaccino, cioè riportarlo alla ragione, curando lo stato di alienazione.

Theophile Gautier
Fondatore del “Club degli Hashishins” Gautier scrisse oltre alle opere tuttʼoggi famose, anche numerosi articoli sugli effetti del fumo di hashish.
Gautier descrisse con dovizia di particolari sia sugli effetti benefici della canapa e sia sulle sue controindicazioni.

Charles Baudelaire

Nonostante lʼabitudine nellʼuso di sostanze psicotrope, Baudelaire ha sempre espresso nei confronti della resina della canapa delle posizioni contraddittorie. Nei suoi molteplici scritti: “Del vino e dellʼhashish”, “Poema dellʼhashish” e “Paradisi Artificiali”, Baudelaire si scaglia sempre contro lʼabuso delle sostanze che “non sono né buone né cattive se consumate in quantità ragionevoli”, ma non può esimersi dal differenziare lʼuso in base alla estrazione sociale del consumatore.

Secondo Baudelaire un uomo senza cultura rischia di essere sopraffatto dagli effetti del vino o dellʼhashish, mentre una persona in grado di esercitare autostima non può che giovarne.
Per Baudelaire è giusto vietare l
ʼuso della resina di canapa al popolo, perché, essendo essa in grado di amplificare gli stati dʼanimo e di coscienza potrebbe produrre effetti destabilizzanti per il sistema sociale, ma dallʼaltra parte ritiene che la canapa, assunta da artisti e persone dotate di un certo livello culturale, possa anche produrre effetti positivi, possa cioè amplificarne la sensibilità, favorendo lʼesperienza artistica.

Anche sul modo di utilizzo Baudelaire disquisisce sulle varie potenzialità della sostanza, “mentre assimilata sottoforma di decotto con aggiunta di burro e oppio crea in minima quantità degli effetti sorprendenti, se mescolato al tabacco i fenomeni descritti si verificano in misura assai modesta, e per così dire, in forma pigra” .

Alexander Dumas (padre)
Tra le sue opere più famose vanno sicuramente citate “I tre moschettieri” e “Il conte di Montecristo”.
Ed è proprio ne
“Il conte di Montecristo” che Dumas descrive lʼesperienza dellʼhashish compiuta da Franz dʼEpinay:
“...il suo corpo sembrava acquisire una leggerezza immateriale, la mente sʼilluminava in modo straordinario, i sensi sembravano raddoppiare le loro facoltà, lʼorizzonte si dilatava sempre più...”.

Francois Rabelais

Rabelais fu lʼartefice dellʼintroduzione della canapa indiana nella cultura, in Francia prima e in Europa successivamente.
Era un uomo colto ed intelligente, con grandi cognizioni mediche, che gli permisero di conoscere e descrivere fin nei minimi particolari una pianta che chiamò
Pantagruelion, molto simile alla canapa indiana.

Rabelais venne a contatto con la canapa grazie al padre, Monsieur Antoine, che ne coltivava numerosi ettari nei suoi possedimenti in Turenna.
Rabelais , quindi, ebbe la possibilità di unire una grande passione per la botanica a un
ʼesperienza tangibile, grazie alle coltivazioni di canapa del padre che aveva sotto gli occhi quotidianamente.

Il club “Des Hashishins” sorse nel cuore della Parigi vecchia, sullʼisola di Saint Louis, in un antico edificio riadattato, lʼHotel Pimodan. ma i circoli di fumatori erano assai numerosi e coloro che li frequentavano erano quello che oggi verrebbe chiamato il jet set della società.

Honoré de Balzac, Charles Baudelaire, Honor, Boissard de Boisdenier, Daumier e tantissimi altri erano frequentatori abituali dei circoli per fumatori, è indubbio quindi quanto fosse comune lʼuso della resina della canapa nellʼ800, specie tra quei letterati ed intellettuali che ancora oggi stimiamo ed apprezziamo per i loro indiscutibili capolavori letterari.


Canapa e musica

Rock

Dal 1969, dopo lʼesperienza di Woodstock, lʼuso della canapa si diffuse in tutto il mondo occidentale e il connubio tra lʼerba e la musica rock divenne da quel momento indissolubile.
Brani di artisti intramontabili sono stati creati ed eseguiti sotto l
ʼeffetto della resina di canapa e solo lʼentrata violenta nel mondo artistico della cocaina e ancor peggio dellʼeroina, creò i presupposti per lʼautodistruzione, come avvenne per Hendrix, Morrison, Joplin e numerosi altri.

Non cʼè gruppo o band americana, specialmente nel lato westcostiano che non abbia composto un brano sulla canapa e i suoi benefici effetti e va ricordato che nel festival di Woodstock, al quale partecipò circa mezzo milione di persone, il generalizzato consumo di erba non produsse alcun incidente o vittime. Lʼunico ragazzo deceduto, morì per una overdose di eroina!

Reggae

Bob Marley è stato forse il più grande portavoce delle rivendicazioni rastafari e delle magiche proprietà della ganja.
La musica reggae nasce dalla canapa, vive con la canapa, canta la canapa e invita al suo consumo, in quanto apportatrice di sentimenti altruisti, pacifici e solidali

Jazz

Agli inizi del ʻ900 in Louisiana a New Orleans, nei circoli frequentati dalla gente di colore, che proprio in quegli anni inventava quel genere musicale che chiamiamo jazz, fumare la canapa era normale, assolutamente accettato.
Serviva per creare musica di qualità e anche per allontanarsi dai dolori della misera vita quotidiana, dalla fame, dai problemi di segregazione razziale e da tutti i tormenti di una vita dolorosa e difficile.

Canapa e cinema

Il cinema è una forma di testimonianza molto importante di come usi e costumi, società e modi di vita cambino con il passare del tempo.
Ripercorriamo l
ʼannosa storia della canapa nel cinema fra proibizionismo e spinte di legalizzazione.

Bisogna prima fare una premessa: la Bayer, nel 1898, aveva sintetizzato una sostanza nota con il nome di eroina e lʼaveva immessa sul mercato, come alter ego dellʼaspirina, per curare dolori generici come il mal di testa.
L
ʼeroina generò schiere di tossicodipendenti e qualcuno pensò che forse era meglio porre un freno alla situazione.

Intorno agli ʻ 20 fu operata una politica proibizionista contro qualsiasi droga e particolare foga fu esercitata contro la canapa dicendo che generava dipendenza al pari dellʼeroina.
Per far circolare la paura della canapa, il cinema fu attivato in tutto il suo sconvolgente potere persuasivo e solo mezzo secolo dopo, la montatura contro la canapa iniziò a vacillare grazie al nuovo movimento generazionale del
ʻ68.


Cinema proibizionista

1936 – Follia dʼamore con Dorothy Short e Kennet Craig
Nel film si vedono ragazzi del liceo dediti al fumo della canapa che ne combinano di tutti i colori. L
ʼidea che trasmetteva la pellicola era chiara ed inequivocabile: assumere canapa danneggiava il cervello, fino a trasformare un ragazzo in un assassino, un delinquente, un bandito, un pericolo sociale.

1958 – Touch of Evil (Lʼinfernale Quinlan) di Orson Welles
A un certo punto del film la protagonista (Susan Vargas/Janet Leigh) viene rapita dal cattivo di turno, che la rinchiude in una camera di albergo e la costringe ad assumere canapa, la scena drammatica si conclude con la povera donna che perde i sensi stremata dagli effetti dell
ʼerba e dalla ferocia del suo aguzzino.

Lo spettatore era coinvolto a livello emotivo e tornando a casa aveva la nitida convinzione che la canapa fosse una sostanza diabolica, capace di distruggere, rovinare, uccidere.

1962 – La dolce ala della giovinezza con Paul Newman
La canapa e l
ʼhashish fanno da tragico sfondo a una storia terribile di tossicodipendenze e lʼidea che se ne ricava è che fumare una “canna” porta inevitabilmente alla dipendenza di sostanze peggiori.

1964 – Che fine ha fatto Totò baby? di Ottavio Alessi con Totò
Uno strepitoso quanto ingenuo Totò si ritrova ad assumere canapa scambiandola per lattuga, finendo con l
ʼimpazzire e diventando un feroce assassino.
Si arriva a far passare l
ʼidea che assumere canapa produca una follia tale da sconvolgere la mente delle persone per bene, fino a farli diventare dei delinquenti incalliti.

Cinema pro-canapa

1969 – Easy Rider di Dennis Hopper con P. Fonda e J. Nicholson
Il film cerca di diffondere un
ʼidea nuova: i cattivi non sono i consumatori di canapa, ma i moralisti e i benpensanti della cosiddetta società-bene.
E
ʼ una nuova mentalità che dilaga e che porta con se anche le aspirazioni per una libertà sessuale, le lotte politiche per una società più giusta, le grandi utopie e le battaglie sociali.

1971 – Taking Off di Alan Parker
1978 –
Fuga di mezzanotte (Midnight Express) di Alan Parker
Sono pellicole che si incanalano nella nuova direzione e contribuiscono in maniera piuttosto massiccia a distruggere il mito della canapa cattiva e mortale come l
ʼeroina della Bayer. La canapa viene rivisitata, corretta e inserita in un quadro liberatorio.

1980 – Dalle 9 alle 5 ...orario continuato (Nine to five) di Colin Higgins con Jane Fonda
In una scena del film si vedono le tre protagoniste che si trovano insieme, meditando vendetta contro il capoufficio dispotico e tiranno, a fumare uno spinello tra un bicchierino e l
ʼaltro.

Lʼidea di fondo, sicuramente innovativa, pone la “canna” come forma di aggregazione e come espressione di unʼinnocente trasgressione.

1988 – Marrakesh Express di Salvatores
Sul tema della canapa si lancia uno sguardo di sereno, scanzonato e compiaciuto disincanto.
Lo stesso stile sarà ripreso anche nelle due pellicole successive di Salvatores:
Mediterraneo e Puerto Escondido.

1998 – Aprile di Nanni Moretti
Anche Moretti tratta la canapa in maniera leggera e scherzosa, nel film il protagonista decide di provare gli effetti della canapa dopo aver saputo della 
vittoria alle elezioni di Berlusconi.

1999 – Eyes wide shut con Tom Cruise e Nicole Kidman
Non è da meno questa pellicola dove i due attori si ritrovano a fumare una canna prima e a discutere di sesso poi.

2000 – Lʼerba di Grace con Brenda Blethyn
L
ʼerba viene coltivata da una mite vedova di mezza età per sfuggire alla bancarotta.
L
ʼillecita attività crea paradossali ed esilaranti situazioni, il pericolo sociale della canapa viene ridicolizzato nonostante la vena perbenista che si insinua nel finale del film.

Per concludere possiamo affermare che la canapa, come ampiamente riconosciuto da recenti studi medici, non fa male se assunta con coscienza e consapevolezza, non da dipendenza e addirittura potrebbe far bene anche riderci un poʼ su! 

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